Open Dialogue: dalla Finlandia a Ripari, un approccio innovativo ai problemi psicologici – Ritirati sociale (Hikikomori)

Open Dialogue: dalla Finlandia a Ripari, un approccio innovativo ai problemi psicologici – Ritirati sociale (Hikikomori)

articolo presentazione Cooperativa Ripari Milano. metodo del "open dialogue", innovativo approccio ai problemi psichiatrici utilizzato dai nostri operatori in particola con gli hikikomori (giovani ed adulti in condizione di "ritiro sociale").

Pubblichiamo di seguito un interessante articolo di approfondimento redatto da Armando Toscano, psicologo sociale di Cooperativa Ripari. Si tratta di uno scritto che mette in luce il metodo del “open dialogue”, innovativo approccio ai problemi utilizzato dai nostri operatori in particola con gli hikikomori (giovani ed adulti in condizione di “ritiro sociale”).

APRIRSI ALL’EFFICACIA di Armando Toscano

La Finlandia non è innovativa solo nell’eleggere premier, ma anche nel fornire risposte ai bisogni più difficili delle persone. In particolare, dall’ospedale Keropudas, nella Lapponia occidentale, arriva una proposta pionieristica nell’approccio ai problemi che sembrano i più duri da trattare, quelli psichiatrici; in realtà non è un’invenzione recente, risale ai primi anni ‘80, ma, si sa, le innovazioni ci mettono tanto a viaggiare, specialmente se la strada va da Nord a Sud: tuttavia, piano piano è arrivata anche questa, e ha raggiunto Milano, bussando proprio alla nostra porta di via della Signora 3.

Si tratta dell’Open Dialogue, un approccio – appunto –  dialogico che è stato dimostrato da numerosi lavori di ricerca essere capace di migliorare la terapia delle persone con psicosi, le recidive e il ricorso a cure farmacologiche. Il padre dell’idea è Jaakko Seikkula, professore dell’Università di Jyvaskyla, faculty member dell’Insitute for Dialogic Practice, il quale dice in un’intervista: «Ho davvero visto che le famiglie hanno tante risorse che non riusciamo neanche a immaginare, se non le vediamo. Noi cerchiamo di generare dialogo, e di fatto questo diventa l’aspetto più importante, senza pensare più che obiettivo dell’incontro è avere soluzioni: le soluzioni arrivano, come parte di un processo evidente che si apre quando riusciamo a fare in modo che tutte le voce siano ascoltate».

L’Open Dialogue prende avvio di solito dopo un intervento emergenziale, in cui una squadra mobile di crisi si reca presso l’abitazione del cliente; in secondo luogo, si raccoglie la persona in difficoltà e le altre che condividono con lui o con lei l’emergenza (amici, familiari e altri professionisti), e le si intervista, cercando di mettere insieme tutte le prospettive; tutte le decisioni prese rispetto al percorso terapeutico sono prese in presenza del cliente, discutendo con gli attori, ossia non ci sono riunioni di staff che non includano anche gli attori coinvolti.

In altri parole, secondo l’approccio dell’Open Dialogue il passaggio più importante della relazione tra psicologo e cliente è l’apprendimento delle sue esperienze e delle sue riflessioni, processo che si rende possibile solo se si crea uno spazio di ascolto davvero genuino: infatti, non si richiede allo psicologo di riformulare, di dare nuove parole al cliente, ma in primo luogo di far sì che lo psicologo stesso impari quelle che il cliente usa. L’intervista risulta in questo modo un momento polifonico, nella misura in cui è orientata a tutta la rete di persone che ruotano attorno al cliente e al suo problema.

La sfida che pone il ricorso all’Open Dialogue è molto ampia. Innanzitutto è scientifica, perché si pone un obiettivo di efficacia con mezzi meno impattanti rispetto a quelli classici e punta al lungo periodo. In secondo luogo è teorica, perché rimette al centro il valore della visione sistemica, dotandola di strumenti più potenti rispetto alla sua versione tradizionale. Infine è politica, perché mostra gli effetti concreti che un approccio democratico può avere nei confronti del disagio psichico, in termini sia di trattamento che di prevenzione della recrudescenza del disagio stesso.

Se ritieni di star vivendo un problema che ha bisogno di essere avvicinato (come una forma di ritiro sociale – hikikomori), o che qualcuno che conosci potrebbe beneficiare dal ricorso al nostro approccio, contattaci: 370 1381145, davide.magistroni@aclimilano.com

Scarica la brochure di presentazione del servizio “Interventi di aiuto per ragazzi ritirati sociali

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